Fig. 1 – Banconota da 20 marchi, in vigore in Germania dal 1961 al 1992, con il volto di Elzai Tucher.

Cenni storici

Fig.2 – Stemma dei Tucher

Elzai (o Elspet o Elsbeth o Elisabeth), nata nel 1473, era figlia del maestro di artiglieria Hans Pusch e di Elisabeth Zoliner.

Nel 1492 sposò Nikolaus Tucher, entrando quindi a far parte dei Tucher, importante famiglia tedesca, dedita alla costruzione di strumenti scientifici.

I Tucher erano politicamente attivi a Norimberga, formando parte del patriziato cittadino e detenendo fin dal 1438 due seggi permanenti nel piccolo consiglio che governava la città del nord della Baviera.

Fig. 3 – A. Dürer, “Veduta di Norimberga”, 1496, acquerello su tela; Kunsthalle, Brema.

Le informazioni biografiche su Elzai sono molto scarne e si evince ben poco anche dal Große Tucherbuch, il grande libro genealogico fatto miniare dalla famiglia Tucher (1590-1606) e basato sulle ricerche archivistiche svolte in precedenza da Christoff II Scheurl (imparentato per via materna con la famiglia Tucher): nel prezioso volume pergamenaceo è comunque presente una pregevole miniatura che ritrae la donna assieme al marito Nikolaus (Fig. 4).

Fig. 4 – Miniatura dei coniugi Nikolaus ed Elzai Tucher, tratta dal “Große Tucherbuch”, 1590-1606; Archivio cittadino di Norimberga, manoscritto E29/II n. 258, c. 76.

In effetti non mancano le testimonianze artistiche che riguardano Elzai, la quale è stata raffigurata più di una volta da Albrecht Dürer, sia come protagonista di un’opera, sia come modello per il volto di alcuni personaggi femminili a cui l’artista ha assegnato le fattezze della nobildonna bavarese.

Fig. 5 – A. Dürer, Dittico coi ritratti di Hans XI Tucher e Felicitas Reiter, olio su tavola, 1498-1499; Schlossmuseum, Weimar.

Elzai ed il marito Nikolaus furono i committenti e protagonisti di uno dei due dittici che Dürer dipinse per la famiglia Tucher: tali opere d’arte si innestarono nel filone ritrattistico che andò molto in voga in quegli anni a Norimberga dopo che il pittore aveva eseguito il ritratto di Federico il Saggio quando questi aveva visitato la città (1496).

Fig. 6 – A. Dürer, Ritratto tratto dal dittico di Nikolaus Tucher ed Elzai Pusch, olio su tavola, 1498-1499; Staatlicher Kunstsammlungen, Kassel. Il ritratto di Nikolaus è deperdito.

Dürer, difatti, nello stesso periodo (1498-1499) realizzò i ritratti dei coniugi Nikolaus ed Elzai (rimane solo quello di Elzai, perché quello di Nikolaus è andato perduto: Fig. 6) e dei coniugi Hans XI (fratello maggiore di Nikolaus) e sua moglie Felicitas Reiter (Fig. 5). Questo ritratto di Elzai poi è stato reimpiegato, in quanto la sua effigie è stata a lungo utilizzata nelle banconote tedesche da 20 marchi (Fig. 1).

Le fattezze di Elzai furono impiegate da Dürer per dar volto a figure femminili delle sue opere, sia alcune più o meno coeve al dittico sia una successiva.

Difatti il suo volto è chiaramente rintracciabile in tre distinte opere (Fig. 7), ossia l’incisione “I quattro cavalieri dell’Apocalisse” (1497-1498) di cui parliamo meglio nel dettaglio tra breve, l’incisione “Giovane coppia minacciata dalla morte” (1498) e la xilografia “Il Calvario con le tre croci” (1504).

Fig. 7 – Confronto tra i volti dipinti da A. Dürer con le fattezze di Elzai Pusch Tucher tratti da:
“I quattro cavalieri dell’Apocalisse” (1497-1498);
“Ritratto di Elzai Tucher” (1498);
“Giovane coppia minacciata dalla morte” (1498);
“Il Calvario con le tre croci” (1504).

Incisione “I quattro cavalieri dell’Apocalisse”

Fig. 8 (sx) – A. Dürer, “I quattro cavalieri dell’apocalisse”, incisione, 1497-1498; Cooper Hewitt Smithsonian Design Museum, New York.

Focalizzando ora l’attenzione su “I quattro cavalieri dell’Apocalisse” (Fig. 8), incisione ricca di spunti di riflessione per ognuno dei personaggi raffigurati, ciascuno corredato di didascalia, nonché per la scenografia di contesto, notiamo che nell’opera è figurata solo una donna ed è proprio su di lei che ci soffermiamo (Fig. 9).

Fig. 9 (dx) – Personaggio femminile in evidenza.

Come abbiamo già detto sopra, il volto della donna è quello di Elzai Tucher. Osservando la sua postura, è possibile intravvedere un richiamo alla “Deposizione” di Van der Weiden; tale richiamo divenne poi più esplicito in “Il Calvario con le tre croci” in cui Maria (col volto di Elzai) ha una postura che rimanda in modo diretto all’opera di van der Weyden (1435-1440): infatti, mentre la donna de “I quattro cavalieri” è giacente a terra, quella de “Il calvario” è rappresentata quando, spossata dal dolore, si lascia andare verso il suolo, esattamente come fatto da Van der Weyden nella “Deposizione”.

Albrecht Dürer, The Four Horsemen, German, 1471 – 1528, 1498, woodcut on laid paper, Patrons’ Permanent Fund and Print Purchase Fund (Horace Gallatin and Lessing J. Rosenwald)

Fig. 10 – Confronto tra la postura dei personaggi femminili: Maria in “Deposizione” di Van der Weyden (1435-1440); Elzai Tucher in “I quattro cavalieri dell’Apocalisse” (1497-1498) e Maria in “Il Calvario con le tre croci” (1504).

Descrizione paleografica della didascalia di Elzai Tucher

Che il personaggio femminile giacente sia da identificare con Elzai Tucher è confermato dalle didascalie presenti sul dorso della donna e nel panneggio dell’uomo disteso a terra prono, su cui lei poggia il capo.

Fig. 11 – Riflessografia: donna giacente in “I quattro cavalieri dell’Apocalisse”.

Queste ultime, visibili anche ad occhio nudo seppur seminascoste tra le pieghe dell’abito dell’uomo, sono costituite da due linee curve che formano una sorta di “Y” irregolare, col braccio destro che indica il nome e quello sinistro che indica il cognome della donna.

Invece per identificare quelle sul dorso è necessario ricorrere all’analisi riflettografica (Fig. 11), tramite la quale è possibile individuare nel dorso la didascalia “Et(l)zai D(T)ucker”, contente il nome completo della donna, disposto su due righe sovrapposte, mentre sulla spalla destra della donna vi è un monogramma “A. D.” (Fig. 12) che rimanda alla firma tipica dell’artista, presente anche in calce alla stessa opera (Fig. 13).

Fig. 12 (sinistra) – Riflessografia: dettaglio di dorso e spalla, con segni grafici evidenziati.
Fig. 13 (destra) – Dettaglio della monogramma con cui Albrect Dürer siglava le sue opere.

È utile rilevare che nella didascalia presente nel dorso della donna ci sono due incognite, una relativa al nome e la seconda al cognome.

Difatti la seconda lettera del nome (Fig. 14) può essere interpretata come una “l” (per cui si avrebbe “Elzai”) oppure come una “t” (per cui si avrebbe Etzai”): noi propendiamo per la “t”, dato che è chiaramente visibile il trattino superiore caratteristico di questo carattere, sebbene sarebbe logico aspettarsi una “l” (dato il nome della donna figurata).

Fig. 14 – Dettaglio dei caratteri dubbi

Quanto al cognome, l’ambiguità sta nella prima lettera, la quale può essere interpretata come una “T” (per cui si avrebbe “Tucker”) o una “D” (per cui si avrebbe “Duker”): tra le due ipotesi, noi propendiamo per la prima, in quanto ci sembra che il tratteggio evidenziato in rosso (Fig. 14), piuttosto che come una sorta di unione tra le lettere “DU-” (2^ opzione) vada interpretato come il tratto curvo e basso di una “-U-” (1^ opzione).

Fig. 15 – Dettaglio del carattere dubbio nella didascalia vicina al volto

Invero, anche nel cognome riportato nella didascalia accanto al volto della donna è possibile leggere, come iniziale, sia la lettera “D” (per cui si avrebbe Ducker) che la lettera “T” (per cui si avrebbe Tucker) (Fig. 15): in questo caso, come si vedrà tra poco nel paragrafo dedicato al cognome, preferiamo scegliere la “D”, anche se sarebbe del tutto legittimo e corretto optare per la “T”.

Nome “Elzai”

Il nome “ELZAI” è collocato in senso ascendente nella linea destra della “Y” irregolare composta dalle due didascalie (Fig. 16 – a sinistra).

Il nome è diviso in due parti, “EL-” e “-ZAI”, divise dalla chioma della donna. La “E” iniziale si intreccia con le lettere “-uc-” del cognome, che sono inscritte all’interno delle sue aste orizzontali.

Tutte le lettere sono capitali, sebbene la “Z” si presenti fortemente schiacciata.

Lettera “E”

La “E” si presenta come una capitale romana, riprendendo quindi la serie di caratteri disegnata da Dürer sul modello della scrittura capitale della Colonna Traiana; tuttavia, in questo caso, rispetto a quel modello sono del tutto assenti i trattini terminali delle aste orizzontali (Fig. 17).

Fig. 17 – “E” in capitale romana disegnata da Dürer.

Lettera “L”

La “L”, rispetto ad una capitale standard (Fig. 18), presenta il tratto lungo obliquo (e non perfettamente verticale), nonché un terzo tratto obliquo in direzione opposta, che va a formare quasi una “X” (Fig. 19), tanto che potrebbe anche essere una “chi” greca (nel qual caso, anziché Elzai, si avrebbe Exzai).

Fig. 18 – “L” in capitale romana disegnata da Dürer.

Fig. 19 – “X” in capitale romana disegnata da Dürer.

Il trattino basso della “L” è leggermente verso l’alto: sebbene in questo caso ciò sia poco accentuato, questo è un elemento caratteristico della grafia di Dürer, sia nella capitale gotica (Fig. 21) sia quando usa la minuscola (Fig. 20).

Fig. 20 (sinistra) – Esempio di “l” minuscola, tratto dall’iscrizione di Dürer nel suo “Autoritratto con guanti” (1498).
Fig. 21 (destra) – “L” in capitale gotica disegnata da Dürer.

Lettera “Z”

La “Z”, rispetto alla gotica libraria di Dürer (Fig. 22), si presenta fortemente schiacciata e ribaltata, tanto che potrebbe essere confusa per una “a” minuscola aperta, se non fosse che questa non trova riscontri negli scritti dell’artista, che la raffigura sempre con l’occhiello ben chiuso (Fig. 23).

Fig. 22 (sinistra) – “Z” in capitale gotica disegnata da Dürer. — Fig. 23 (destra) – Esempio di “a” corsiva, tratto dalla lettera di Dürer a Christoph Kreß (30/07/1515); Kupferstichkabinett, Berlino.

Lettera “A”

La “A” si presenta come una perfetta capitale gotica ed è certamente la lettera eseguita con maggiore cura calligrafica, richiamando anche il carattere della gotica libraria disegnato da Dürer (Fig. 22), rispetto alla quale, però, ha delle forme un poco più morbide (Fig. 23).

Elzai
Fig. 24 (sinistro) – “L” in capitale gotica disegnata da Dürer. — Fig. 25 (destro) – Esempio di “A” capitale gotica, tratto dal “Trattato di geometria descrittiva” di Dürer (1525); Biblioteca statale, Monaco di Baviera.

Lettera “I”

La “I”, rispetto alla capitale romana (Fig. 26), ha l’asta un poco ondulata e sulla destra presenta l’aggiunta di un trattino obliquo discendente.

Fig. 26 – “I” in capitale romana disegnata da Dürer.

Cognome “Ducker”

Il cognome da sposata “DuckER” è posto in senso discendente nella linea sinistra della “Y” irregolare composta dalle due didascalie (Fig. 27).

Il cognome è scritto tutto di seguito e le lettere “-uc”, di modulo inferiore, sono inscritte nella “E” iniziale del nome.

Mentre la “D” iniziale e la conclusione “ER” sono composti da lettere capitali, la sequenza “-uck-” è formata da lettere minuscole: la “u” e la “c” sono piccole rispetto alle lettere capitali; mentre la “k” ha tratti che salgono più su e scendono più giù rispetto al classico sistema a due righe delle lettere capitali, determinando quindi un sistema inscritto in quattro linee, tipico appunto delle minuscole.

Lettera “D”

Come detto sopra, l’iniziale può essere interpretata come una “D” o come una “T”. Noi abbiamo optato per la “D”, la quale si presenta come una capitale (Fig. 28) in cui, però, la pancia della lettera appare gonfiata e squadrata, quasi a delineare un quadrilatero irregolare.

Fig. 28 (destra) – Esempio di “D” maiuscola, tratto dalla lettera di Dürer a Christoph Kreß (30/07/1515); Kupferstichkabinett, Berlino.

Lettera “u”

La “u” si presenta come una minuscola posata, che rispecchia abbastanza la minuscola gotica libraria disegnata da Dürer (Fig. 29), anche se in questo caso i due tratti verticali sono uniti in basso da un trattino orizzontale.

EFig. 29 – “u” in minuscola gotica disegnata da DürerFig. 31 – “k” in minuscola gotica disegnata da Dürer.

Lettera “c”

Rispetto ad una minuscola gotica (Fig. 30), la “c” si presenta tracciata con un unico tratto che però, anziché essere verticale e con un lieve risvolto, appare piuttosto con una curvatura centrale appena accennata.

Fig. 30 – “c” in minuscola gotica disegnata da Dürer.

Lettera “k”

La “k” è data dalla giustapposizione del lato concavo di due tratti curvi: quello di sinistra si innalza più in alto, quello di destra discende più in basso. Per cui si discosta abbastanza dalla minuscola gotica di Dürer (Fig. 31), presentandosi con tratti più morbidi.

Fig. 31 – “k” in minuscola gotica disegnata da Dürer.

Lettera “E”

La “E” si presenta del tutto simile alla “E” iniziale del nome “ELZEI” già analizzata in precedenza. (Fig. 17)

Lettera “R”

La “R”, rispetto alla gotica libraria disegnata da Dürer (Fig. 32), si presenta molto meno posata, priva del tipico tratto spezzato (“Fraktur”) e tracciata con solamente due tratti: uno lungo che sale in alto, curva e scende quasi sino al punto di partenza, delineando quindi una pancia molto grande e bassa; un corto trattino discendente.

Fig. 32 – “R” in capitale gotica disegnata da Düre